Designer di fama internazionale, Karim Rashid ha fatto dei colori pastello il suo marchio di riconoscimento, tutto quello che crea è solare, ti mette di buon umore. Facciamo due chiacchere con lui e sentiamo cosa pensa della luce…
Karim Rashid e la luce.
La luce è effimera, la luce è flessibile, la luce crea umore, la luce può essere dolce o inquietante, è caos e ordine, è bella e brutale. La luce è l’essenziale, è immateriale. Amo la luce, amo disegnare con la luce, creare forme con la luce.
Cosa “sogna” quando disegna una lampada, come nasce l’idea?
Come designer siamo dei creatori di forme culturali. Ho sempre creduto che dovremmo rendere informe la forma. Mi piace il design che va oltre i confini della forma “fredda”, quello più sensuale e che va oltre la dottrina modernista della “beinahe nichts” (il “quasi nulla” di Mies Van Der Rohe). Il minimalismo classico sembra muoversi verso un minimalismo più sensuale dove gli oggetti comunicano, coinvolgono e ispirano. Io credo che gli oggetti semplici e “umani” diano un senso alla nostra vita, la completino.
Mi parli di Nafir.
Nafir è l’immaginazione pura e semplice. Ho iniziato a fare i primi schizzi pensando alla luce come complemento al suono. Per 20 anni sono stato affascinato dall’idea delle superfici piane e a come trasformarle creando forme fluide. Così originalmente, ho pensato a una superficie tirata verso l’alto in vari punti arrivando a darle le sembianze di una tromba. Ho voluto creare una lampada che nello stesso tempo sembrasse una scultura, bella alla vista anche a luci spente e con una diffusione luminosa particolare grazie al LED. Inoltre ho voluto una famiglia di lampadele cui forme potessero essere raggruppate organicamente per creare un panorama di fantasia tra luce e forma.
Mr. Rashid, come mai questa particolare scelta dell’uso di colori soft per le sue creazioni?
Amo i colori techno, ma allo stesso modo i pastelli. I colori che posseggono una certa energia ed una folgorante vibrazione mi hanno sempre affascinato, perché sanno riflettere le tinte dell’era digitale in cui viviamo. Abbiamo a disposizione un’ampissima gamma di colori: è sì necessario utilizzarli in modo corretto, ma ciò che più conta è utilizzarli e basta! E’ stato creato un mondo grigio, a tinte fosche e pervaso dalla banalità. Da questa confusione che ci presenta la vita possiamo però anche ravvisarne la sua bellezza: la vastità della diversità e la possibilità tra numerose scelte. Amo il colore e non mi spaventa in nessun modo – io lo spargo come un farebbe un pittore: è un modo per trasmettere emozione attraverso gli oggetti fisici che pervadono gli spazi dove viviamo, per motivare l’espressione, per ispirare, per far riflettere e per lasciare un segno nell’evanescente memoria di tutti.